martedì 21 giugno 2011

Colon irritabile


La sindrome del colon irritabile è molto frequente e colpisce soprattutto la fascia d’età adulta, l’universo femminile in particolar modo. L’incidenza femminile è legata agli sbalzi ormonali che svolgono un ruolo fondamentale in questa categoria di disturbi.
Negli anni ottanta venne coniato il termine di “colite mucosa” poiché si osservò nelle pazienti colpite da questo fastidio un aumento dell’emissioni di muco nelle feci.

La patologia è caratterizzata dalla presenza di dolori addominali unitamente a diarrea durante il giorno e che scompariranno nelle ore della notte che coinvolgono la parte bassa dell’intestino. La persona si sente irritata e a disagio dalle sue limitazioni nell’ambito del quotidiano.

I dolori, in genere, si presentano dopo i pasti anche se non sono dovuti a dei cibi in particolare anche se sarà bene avere degli accorgimenti:
-eliminare i cibi che riscaldano e che aumentano la motilità intestinale (le uova, i salumi, i formaggi, la carne )
-evitare i legumi che producono una fermentazione
-evitare il consumo di latte vaccino e derivati che irritano la mucosa intestinale
-evitare il lievito di birra
-aumentare il consumo dei cereali

Coloro che ne soffrono presentano inoltre stipsi e dolori addominali
Le cause principali sono:
- di tipo psicosomatico
- di tipo alimentare
-errati stili di vita ( sedentarietà )
-farmacologiche ( abuso di farmaci lassativi )
- stress

I disturbi non sono necessariamente continuativi e si manifestano in periodi di tempo vari, sia lunghi che brevi ed andranno ad influenzare l’umore dell’interessato. Nel caso del colon irritabile viene compromessa la regolarità dei movimenti dei muscoli che si trovano al suo interno che diverranno più o meno veloci spingendo gli alimenti lungo l’intestino senza permettere che l’acqua presente nelle feci ne venga assorbita provocando gonfiori addominali. Al contrario le contrazioni possono rallentare bruscamente dando luogo a stipsi.
Le cure per la sindrome del colon irritabile consistono in una dieta bilanciata con maggiore attenzione all’attività fisica. I farmaci, in ogni modo, si concentrano unicamente sui sintomi visto che le cause sono legate a svariati fattori.

Artrosi

L’Artrosi è una malattia caratterizzata da artropatia cronica a carattere evolutivo consistente inizialmente in alterazioni regressive della cartilagine articolare e secondariamente delle altre strutture che compongono l’articolazione: tessuto osseo, sinovia e capsula articolare.
I segmenti corporei più colpiti dall’artrosi sono l’anca (in questo caso prende il nome di coxartrosi), ginocchio (gonartrosi), colonna vertebrale nella zona cervicale o lombare, mano, spalla, gomito e caviglia.

Le cause
Le cause dell’artrosi si dividono in fattori generali e fattori locali.
I fattori generali sono età avanzata, ereditarietà e famigliarità, estrogeni e assetto ormonale, obesità, alterazioni metaboliche e condizioni ambientali particolari.
I fattori locali invece riguardano la meccanica articolare (quindi come si muove una determinata articolazione), alterazioni infiammatorie post-traumatiche e necrotiche.
In base a queste cause, l’artrosi si può suddividere in artrosi primaria, riferibile ai fattori generali, e artrosi secondaria, riferibile ai fattori locali.

La diagnosi
Ma come ci si accorge di essere affetti dall’artrosi?
Purtroppo la diagnosi viene fatta tardivamente rispetto all’inizio della malattia. I sintomi inizialmente infatti sono solo dolore locale e limitazione funzionale.
Tramite particolari indagini diagnostiche si può quindi scoprire se si ha questa malattia. Alla radiografia verranno evidenziati: restringimento della rima articolare per il consumo della cartilagine, osteofitosi (malattia caratterizzata da neoformazioni ossee a forma di artiglio), osteosclerosi (situazione in cui l’osso si ispessisce diventando più duro ma al contempo più fragile) ed infine cavità geodiche (piccoli buchi nell’osso o nell’articolazione).

Le cure
Il trattamento dell’artrosi è caratterizzato dalla terapia medica, terapia fisica ed eventualmente terapia chirurgica.
Solitamente per quanto riguarda la terapia medica vengono somministrati farmaci antalgici derivati della Morfina, farmaci decontratturanti e antiflogistici, come ad esempio Paracetamolo e Aspirina.
La terapia fisica riguarda ovviamente il supporto fisioterapico, e quindi calore, massaggi e ginnastica funzionale.
L’intervento chirurgico non viene sempre eseguito, viene infatti valutata l’età del paziente, la gravità della malattia e la localizzazione.

martedì 14 giugno 2011

Proteina C-reattiva

La Proteina C-reattiva (PCR), è una proteina sintetizzata dal fegato e rilasciata al sangue in risposta a certi stimoli d'origine infiammatorie.

Funzionalmente la PCR fa parte del gruppo delle opsonine, o proteine di “Fase acuta”, che hanno la missione di legare a certi recettori presenti nella superficie della membrana di cellule morte o batteri, permettendo così l'attivazione di un complesso proteico chiamato “Complemento”, e stimolando la fagocitosi mediata dai macrofagi. La PCR dunque è parte dal sistema immunitario di tipo innato, assieme a tante altre proteine e cellule immunitarie, reagendo come fossero “molecole sentinelle”.

I valori normali di questa proteina sono generalmente inferiori a 10 mg/L, di solito 5-6mg/L, e con il passare degli anni cominciano ad alzarsi gradualmente. Di fronte a certi stati infiammatori, questi livelli possono aumentare in maniera notevole nel giro di poco tempo, ancora prima dell'avvertimento dei tipici sintomi infiammatori. Fisiologicamente, i valori possono essere lievemente più alti della norma in donne nell'ultimo periodo di gravidanza.

Sebbene l'incremento dei valori di proteina C reattiva non siano specifici di nessuna malattia, è utile la sua valutazione di fronte a casi di malattie infiammatorie di origine infettiva, o quelle che hanno un forte componente autoimmunitario nella sua patogenesi come l'artrite reumatoide, il morbo di Chron o il lupus eritematoso. Inoltre, spesso viene utilizzata per monitorare il progresso della malattia, l'insorgenza di patologie infettive o l'efficacia della terapia antiinfiammatoria.

Utilizzando il test PCR ultra sensibile (che è capace di misurare livelli della proteina solo leggermente aumentati), si può stimare in persone sane il rischio di subire patologie cardiovascolari, giacché certi danni alle pareti dei vasi ematici possono essere prodotti da cellule e altri elementi infiammatori. Così, i valori di PCR permettono di stimare il rischio di insorgenza di patologie coronariche e infarti, indipendentemente dai livelli di colesterolo o trigliceridi nel sangue.

Herpes labiale

L'herpes labiale è un'infezione causata da un virus semplice, di tipo 1, che di solito compare principalmente sulle labbra, ma può anche arrivare a estendersi sul naso e all'interno della bocca.


I sintomi iniziali vanno dal formicolio, a prurito o bruciore nella zona. I sintomi durano dai 7 ai 15 giorni dopo l'esposizione (di solito molto comune attraverso un bacio). Si notano generalmente delle vescichette raggruppate specialmente in una zona, e magari poi estese ad altre zone. Dopo una settimana cominciano ad asciugare e formano una crosta che finisce per cadere, normalmente cicatrizzando la ferita.


Una volta contratto l'herpes esso può non ripresentarsi per anni, poi può improvvisamente risvegliarsi in momenti di forte stress, difese immunitarie basse (dopo una malattia febbrile), o anche esposizione a troppo sole, o a troppo freddo.


E' dimostrato che i cibi ricchi di arginina (mandorle, noci, anacardi, arachidi, cocco, nocciole, cioccolato...) promuovono la crescita o il riapparire del virus in alcune persone.
Invece gli alimenti ricchi di lisina aiutano le cellule a resistere meglio all'attacco del virus. Alimenti ricchi di lisina sono alghe, soia, patate, uova, pesce e latticini. La lisina è venduta anche in farmacie ed erboristerie.

Per lenire il disagio e il bruciore da herpes labiale il rimedio più in uso è l'applicazione di balsami per labbra come il burro cacao o creme al propoli ottenibili in normali farmacie.
Altri si applicano gocce d'olio dell'albero del tè (specialmente foglie di guayaba), essenza naturali di lavanda, o la polpa dell'Aloe Vera sulle labbra più volte al giorno.

Alcuni dicono che notano grandi miglioramenti applicando un impacco imbevuto di latte.

In oligoterapia si utilizza il Rame-Oro-Argento quando una persona tende a ricadere nell'herpes labiale più volte. Ad ogni modo si consiglia di consultare il proprio medico se l'infezione persiste.

mercoledì 8 giugno 2011

Anoressia


"Astensione prolungata e volontaria dal cibo", questa potrebbe essere la definizione tecnica del disturbo dell’alimentazione noto come anoressia. Ma essendo disturbo psichico, occorre andare oltre l’analisi esterna e scientifica di questo sintomo esterno che è il rifiuto del cibo.

Un’ altra definizione efficace e che molti esperti psicologi usano è “malattia dell’amore”. La persona anoressica fa del male al suo corpo per colmare delle lacune affettive che creano senso di inadeguatezza e la spingono a cercare la perfezione, magari proprio per attrare quell’amore che pensa di non avere o di non meritarsi.
Definire univocamente l’anoressia è complicato, poiché La complessità di questo disturbo è tale da poter essere analizzato da molteplici punti di vista . ha infatti implicazioni oltre che nutrizionali, psicologiche, psichiatriche, gastroenterologiche. Questa malattia che prima di ogni altra cosa è un disagio esistenziale profondo Investe la percezione di se, il rapporto con il proprio corpo e la relazione con il prossimo. È considerata una malattia della modernità perché secondo gli psicologi è alimentata dalla stereotipizzazione della bellezza femminile in un ideale di magrezza irraggiungibile tipico delle starlettes della televisione.
Il ministero della sanità ha lanciato numerose campagne per la prevenzione e la cura di anoressia e bulimia riassunte nella frase “Se ami qualcuno dagli peso”. Ed è stato scelto un concetto chiave, perché l’anoressico non riconoscerà mai, tranne rari casi, di avere questo problema perché ricorrere ad una struttura significherebbe un ostacolo nel suo obiettivo di essere magro e perché ammettere di essere malati è dura, per chi punta all’assoluta perfezione.
Quindi se sospetti che un tuo amico o parente ne sia colpito non esitare a chiedere maggiori informazioni nei centri specializzati (l’Aba è il più capillare in Italia), oppure se tu in prima persona vuoi avere un sostegno perché avverti un disagio collegato alla dimensione cibo, corpo ed autostima.

L’anoressia, se prolungata, porta all’indebolimento delle ossa (osteopenia), danni permanenti e morte, ma dall’anoressia si può guarire, e non solo essendo trattenuti in vita dai ricoveri, si può guarire profondamente con forza di volontà e fiducia nelle strutture a cui ci si rivolge.

lunedì 6 giugno 2011

Dieta ipocalorica


La dieta ipocalorica consiste in una dieta in cui vi è un ridotto apporto di calorie rispetto ad una alimentazione normale.
Utile per chi vuole dimagrire se associata ad attività fisica e, ovviamente, alimentazione sana.
È una dieta da seguire per un periodo limitato di tempo e sotto controllo medico.
L’apporto calorico giornaliero è normalmente 1600 calorie per le donne sedentarie, 2200 calorie per gli uomini sedentari e le donne in gravidanza/allattamento, e 2800 calorie per adolescenti, uomini e donne sportivi.
Con la dieta ipocalorica la quantità di calorie giornaliera scende a 1000 calorie.
Si ricorda che un taglio drastico di calorie può provocare alcuni problemi di salute, ad esempio malnutrizione, calcoli biliari o problemi cardiaci. Per tale motivo dovete farla prescrivere da un dietologo, perché non è detto che sia una dieta adatta a voi.
Ecco un esempio di dieta ipocalorica:
Lunedì
Pranzo: 120 g di carpaccio di carne con la rucola condito con un cucchiaio di olio; 200 g di melanzane alla piastra; 30 g di pane.
Cena : 60 g di pasta con pomodoro e basilico; 200 g di fagiolini conditi con un cucchiaino di olio; 30 g di pane integrale.
Martedì
Pranzo : 50 g di riso integrale condito con 100 g di funghi; 150 g di insalata mista con un cucchiaino di olio; 30 g di pane.
Cena : 150 g di pesce spada ai ferri; 200 g di verdure alla griglia condite con aglio, prezzemolo e un cucchiaino di olio; 30 g di pane.
Mercoledì
Pranzo : un’ insalatona preparata con un uovo sodo, 100 g di patate lessate, lattuga a piacere, un pomodoro fresco e condita con due cucchiaini di olio; 30 g di pane integrale.
Cena : 150 g di petto di pollo alla piastra; 200 g di spinaci lessati con una spolverata di parmigiano; 30 g di pane integrale.
Giovedì
Pranzo : 80 g di prosciutto crudo sgrassato; 200 g di cavolo crudo condito con due cucchiaini di olio; 30 g di pane integrale.
Cena : 150 g di insalata di fagioli condita con due cucchiaini di olio; 150 g di pesce al vapore; 30 g di pane integrale.
Venerdì
Pranzo : 50 g di spaghetti con 100 g di cozze; 150 g di carote tagliate alla julienne e condite con un cucchiaino di olio; 30 g di pane integrale.
Cena : 200 g di insalata di polpo condita con un cucchiaino di olio; 200 g di patate lessate condite con un cucchiaino di olio.
Sabato
Pranzo : 70 g di bresaola con scagliette di parmigiano e rucola; 150 g di verdure grigliate; 30 g di pane integrale.
Cena : 50 g di riso condito con zucchine e un cucchiaino d’ olio; 100 g di formaggio magro in fiocchi; 30 g di pane integrale. Domenica: libera.
Domenica: libera