mercoledì 22 febbraio 2012

Aneurisma cerebrale

Un aneurisma cerebrale è un difetto dei vasi sanguigni o delle arterie presenti nel cervello. Le vene formano dei rigonfiamenti di forma sacculare o allungata. Le cause di un aneurisma celebrale sono varie. Normalmente questi aneurismi sono congeniti, ovvero già presenti alla nascita, ma in alcuni casi sono conseguenza di tumori, traumi o infezioni. Un aneurisma può restare invariato per tutta la vita, in altri casi invece può causarsi una frattura dovuta all’indebolimento della parete arteriosa dell’aneurisma, con conseguente emorragia.

Esistono malattie che predispongono allo sviluppo di aneurismi, come ad esempio: malattia del rene policistico, sindrome di Marfan, displasia fibromuscolare… Alcuni fattori che accrescono il rischio di sviluppare un aneurisma cerebrale sono: il fumo, l’ipertensione e l’assunzione di alcuni farmaci, come quelli per il controllo delle nascite.

I sintomi dell’aneurisma non esistono fino a che non si verifica una rottura aneurismatica, in tal caso l’entità dei sintomi dipenderà dalle dimensioni e dalla posizione del sanguinamento. I sintomi vanno da un semplice stato di irritazione meningea alla morte improvvisa. Il quadro di emorragia meningea è caratterizzato da fortissimo mal di testa, prevalentemente di tipo occipitale, con possibile presenza di torcicollo, nausea, vomito e visione offuscata o doppia. La rottura dell’aneurisma si può anche verificare come un ictus, con tutti i sintomi che procura quest’ultimo. Il trattamento dell’aneurisma inizia con una radiologia (TAC) ed eventualmente un’angiografia. Si prosegua solitamente col somministrare acido tranexamico e con dei calcioantagonisti (nimodipina). L'edema cerebrale si tratta con diuretici osmotici. Il trattamento dell’aneurisma cerebrale include quasi sempre la neurochirurgia. Questa procedura consiste nel clippaggio, ovvero nel chiudere la base dell'aneurisma con delle graffette e dei punti di sutura che impediscono il flusso del sangue attraverso l’aneurisma. In altri casi, un'alternativa alla chirurgia può essere quella di inserire delle bobine speciali o stents (endoprotesi vascolari) nell’aneurisma attraverso le arterie, causando la formazione di un coagulo che prevenga ulteriori emorragie. Questo metodo è considerato meno invasivo della chirurgia del cervello e in determinate circostanze è ritenuta la miglior forma di trattamento.

Amniocentesi

L’amniocentesi è un test effettuato durante la gravidanza. Esso consiste nel rimuovere una piccola quantità di liquido amniotico dal sacco che circonda il feto, con lo scopo di verificare la presenza di difetti del feto alla nascita e problemi cromosomici. L’amniocentesi si esegue generalmente tra la 16° e la 18° settimana di gestazione, l’amniocentesi tardiva può eseguirsi dopo la 20° settimana.

L'amniocentesi viene effettuata in ambiente ambulatoriale ospedaliero. Il medico provvede a trovare l'esatta posizione del bambino grazie all'esecuzione di un’ecografia. Una volta pulita la pelle sulla zona addominale della madre è possibile applicare un farmaco paralizzante, ovvero un anestetico locale. Dopo di che il medico inserisce un ago lungo e sottile attraverso l'addome fino all’interno dell’utero. Il medico aspira una piccola quantità di liquido dal sacco amniotico, il quale è pieno del fluido che circonda il feto.

Il test prevede che la madre abbia la vescica piena affinché l'ecografia riesca al meglio. Non ci sono restrizioni su cibi o bevande da non assumere. Prima dell’amniocentesi è necessario prelevare un campione di sangue per determinare il gruppo sanguigno e il fattore Rh. L’amniocentesi non è particolarmente dolorosa, si può semplicemente avvertire un dolore acuto della durata di pochi secondi quando l’ago entra nel grembo.

L’amniocentesi è in grado di verificare anomalie cromosomiche come: anencefalia, sindrome di Down, malattie ereditarie metaboliche, spina bifida e altri problemi strutturali. A gravidanza più avanzata il test può essere utilizzato per identificare problemi quali infezioni e incompatibilità Rh.

A volte questo test viene fatto alla fine della gravidanza per determinare se i polmoni del bambino sono abbastanza sviluppati qualora sia necessario un parto prematuro.

I rischi dell’amniocentesi non sono alti, comunque in alcuni casi possono comportare infezioni o lesioni al bambino, aborto spontaneo, fuoriuscita di liquido amniotico o sanguinamento vaginale. In casi di amniocentesi tardiva si possono verificare casi di travaglio o parto prima del termine.

Allattamento

L' allattamento è l’alimentazione di un neonato mediante il latte materno. L'OMS e l'UNICEF sottolineano che l’allattamento è l’unico modo, e anche il migliore, per garantire il nutrimento ideale alla crescita e allo sviluppo del bambino. L'allattamento al seno esclusivo è raccomandato come alimentazione ideale per i primi sei mesi di vita del neonato. Si consiglia inoltre di continuare l'allattamento al seno anche dopo i sei mesi, mentre il bambino sta imparando ad assumere altri alimenti complementari al latte. L’allattamento al seno può essere prolungato fino ai 2 anni di vita del bambino, e anche oltre.

L’allattamento al seno è quindi raccomandabile nella maggior parte dei casi. E’ invece da sconsigliarsi in cui la madre soffra di malattie come: AIDS, herpes simplex e galattosemia. Nei bambini con meno di 15 giorni di vita l’herpes simplex può produrre un'infezione potenzialmente mortale. Le madri affette da herpes simplex nel capezzolo del seno dovrebbero quindi evitare l’allattamento. Anche le persone con herpes labiale non dovrebbero baciare il bambino.

Durante l’allattamento è anche buona norma evitare di fumare, in quanto l'esposizione passiva dei bambini al tabacco è associata ad un aumento del rischio di malattie delle basse vie respiratorie, come otite, asma e sindrome da morte improvvisa. Anche l’assunzione di molti farmaci da parte della madre passa al nascituro attraverso il latte materno. E’ quindi importante consultare il medico per sapere come comportarsi nei casi in cui la madre necessiti per forza di un determinato farmaco. Durante il primo anno di vita del bambino si sconsiglia la nutrizione del bambino con latte di vacca, in quanto può causare anemie e altri problemi. Dopo i primi 6 mesi di allattamento al seno il bambino potrà invece integrare la sua dieta con omogeneizzati e preparati a base di frutta (i migliori sono a base di mela, pera e banana), verdure e pappe a base di pesce o carni o triturate.

mercoledì 15 febbraio 2012

Argiria

L’argiria è un cambiamento della cute che porta la pelle ad assumere un colorito grigiastro.
Quando questa malattia si sviluppa nei geni,  questo cambiamento rimane permanente. Non comporta dei gravi problemi, ma sicuramente risulta essere antiestetico.
E’ un problema che ad oggi colpisce pochissime persone al mondo.

Le cause :
Le cause di questo mutamento sono dovute all’ingestione o inalazione di componenti dell’argento. Infatti chi si sottopone a terapie in cui bisogna assumere polveri d’argento, può succedere che possa poi riscontrare tale patologia.
Non è una malattia contagiosa.

I sintomi dell’argiria:
Si possono accusare diversi sintomi come vomito, nausea, diarrea, bruciature in gola. Nei casi più gravi si nota una mutazione del colore della pelle che tenderà ad incupirsi fino ad ottenere un colore grigiastro.
Chi assume per molto tempo particelle di argento non riscontrerà vomito, ma si noterà subito il cambiamento della pelle. Purtroppo nei casi gravi si può morire.

Le cure:
Per la cura di questa malattia esperti stanno studiando dei trattamenti laser sulla pelle. Vengono somministrati inoltre vitamina E e selenio.
A chi invece ingerisce grandi quantità di sostanze d’argento per tentare il suicidio, viene effettuata un’immediata lavanda gastrica. Chi è costretto a una terapia in cui entra a contatto con tali sostanze, 
deve sospendere tale cura.

Afta

L’afta è un’ulcera della bocca causata dalla lacerazione delle mucose. Nei casi più gravi, in cui la ferita è multipla, si parla di ulcera aftosa.

Nel gergo comune viene chiamata afta o fiacchetta, ma il suo nome scientifico è ulcera aftosa o stomatite aftosa.
Si può formare nelle mucose all’interno della cavità orale in prossimità delle labbra, sul palato o nelle zone vicino alla chiusura della mandibola.


Le Cause: una causa che contribuisce al formarsi dell’afta è il disordine della flora batterica intestinale. Cause più frequenti sono invece semplici gesti quotidiani come portare oggetti sporchi a contatto con la mucosa orale, ma non solo.Un forte contributo è da dato anche dallo stress, mancanza di ferro e vitamine.
Alcune persone hanno invece una predisposizione a questo problema che può presentarsi semplicemente mangiando del cioccolato,pomodori o insaccati, uso prolungato di antibiotici, assunzione di bevande e cibi troppo caldi.
Altre persone più a rischio sono i celiaci , che se entrano a contatto con prodotti che contengono grano, possono riscontrare formazione di afte.

Le forme:
  • Stomatite aftosa : è la più diffusa nel cavo orale, colpisce già a partire dai 5 anni e si può riformare con l’avanzare dell’età.

  • Afta minore: nonostante il suo nome è in assoluto la più diffusa, colpisce sia adulti che bambini, con ulcere su lingua e gengive poco dolorose.

  • Afta maggiore: è semplicemente un’afta minore ma di diametro superiore ai 6 mm, nei casi più gravi raggiunge anche più di 1 cm di diametro. Rende difficile e doloroso alimentarsi.

  • Afta erpetiforme: compaiono contemporaneamente dalle 10 alle 100 ulcere, piccole e dolorose. Colpisce maggiormente le donne.


I sintomi: ci si può accorgere di avere dell’afte quando si sente un bruciore nelle pareti delle mucose che diventerà una bolla entro qualche giorno.
Si noterà un’apertura in genere di 3/ 4 millimetri  di colore bianco che causerà dolore e bruciore.
Il colore bianco è dovuto alla coagulazione del sangue che forma una proteina chiamata fibrina. Se toccata, l’ulcera causa un forte dolore che può provocare l’infiammazione dei linfonodi presenti sotto la mandibola. Per questo spesso viene confusa con il mal di denti.
Le ulcere possono durare da 1 a 4 settimane provocando dolore e talvolta febbre.


Le cure:

Non essendo note le cause specifiche non esistono cure precise. Generalmente le afte scompaiono spontaneamente in qualche settimana.
Per alleviare il dolore e ridurre i tempi di guarigione è consigliabile applicare una bustina di tè imbevuta d’acqua sulle ulcere. Per una diagnosi più accurata è sempre preferibile consultare uno specialista.